Appunti biografici

di Elisabetta Panico

Intro

Beibi Laplà, nome d’arte della poliedrica artista Elisabetta Panico, presenta Appunti Biografici, una raccolta di collage analogici, frutto di una precisa ricerca artistica personale.

Le immagini così ottenute, come fossero pagine di un diario, si fanno narrazione intima, in cui i ricordi visivi si fondono con frammenti di poesie.

Le opere, raccolte tra il 2020 e il 2023, sono tutte su fondo bianco, piccoli collage analogici delle dimensioni di cm 14,5 x 21,5. Non hanno titolo, ma un numero progressivo in grado di tracciare un discorso senza fine, piccoli accenni di memoria privata che si fanno suggestione collettiva.

La nascita di una forma d’arte

Ho cominciato a metter mano sulle riviste quando ero una bambina e finivo sempre col passare troppo tempo in mezzo ai grandi, disegnavo labbra piene con le bic rosse e lunghe ciglia alle showgirl sulle copertine di giornali che mia nonna comprava settimanalmente. Abitudine così demodé se penso a come le informazioni e le immagini veicolano oggi. Se la noia era tanta, finito il restauro e il make-up gratuito, cominciavo a fare con le forbici tante striscioline, dalle striscioline tanti pezzetti quadrati, coriandoli. Era così soddisfacente… ma ahimè, venivo rimproverata poco dopo perché, nella cultura partenopea, fare tanti pezzettini di carta porta miseria, e la scaramanzia è senz’altro una forma di superstizione tanto cara a Napoli, terra che amo da cui provengo.
Con mia madre poi, alle elementari, ho scoperto una tecnica ancor più affascinante, lei nutriva una certa soddisfazione con le pagine che contenevano i miei errori di grafia o troppe cancellature visibili: le strappava. Io non ho mai raggiunto la perfezione che cercava, ma di sicuro mi lasciavo sedurre dal fascino della Carta.

Negli anni le forbici sono divenute il prolungamento delle mie mani. Più cresceva la mia consapevolezza, maggiore era il richiamo per questo strumento. C’è chi ha fatto del pennello virtù, secoli di storia passati tra nomi quali Kandinskij, Klee, Modigliani, Picasso. Nomi a caso, tra altri e altri, aggiunti a un elenco infinito che non smetterà mai di crescere. C’è poi chi ha fatto del corpo il proprio mezzo, quel corpo che non assecondava il movimento del braccio, ma diveniva presenza intera. Happening, Performance. Ho passato tutto il tempo a studiare arte o ciò che la riguardasse: prima il canonico Istituto d’Arte, poi l’Accademia di Belle Arti. Un triennio in Didattica e comunicazione dell’arte e un biennio specialistico in Pittura.

Non mi sento utile in nient’altro se non questo, non ho basi di biologia e per me le stelle sono solo corpi celesti da disegnare a cinque punte. So fare il caffè però, non smentisco le mie origini e forse un po’ rendo fiero Denis Papin.  


Negli anni legati allo studio accademico, i ritagli di triangolini e piccoli rombi deformi erano consentiti, zero malocchio. Li applicavo su silhouette appena abbozzate, e finivano col dar volto astratto a figure tracciate da linee geometriche. Quei volti si son poi ingranditi. Nuove identità, nascevano per mano di ritagli che s’impossessavano di ogni spazio.
Si trattava di donne per lo più. Come Frida Kahlo mi approcciavo a rappresentare ciò che conoscevo meglio. La mia ricerca è poi andata avanti, e, come amiche fedeli, ancora oggi quelle lame incrociate… ancora oggi, il Collage.

Per chi ne è a digiuno: siamo agli inizi del Novecento, delle avanguardie, del ‘polimaterismo’. A queste nuove ricerche materiche, si aggiungono pacchetti di sigarette, scatole di fiammiferi. Questa l’arma di Picasso, di Braque, dei Cubisti. Il Futurismo e l’Astrattismo finiscono col puntare invece alla geometria. Con il Neo-Dada, la Pop art e il Nouveau realisme, il collage diventa materia a tre dimensioni. La ‘tecnica d’assemblaggio’ preferita dagli artisti dell’epoca cresce, si trasforma, ma persiste. Il collage diventa satira con i fotomontaggi di John Heartfield, diventa poesia surrealista con Carolina Chocron, diventa poi opposta al suo principio, con Mimmo Rotella e i suoi strappi (décollage).

Collage, è, sovrapposizione, è un fotomontaggio analogico, una ri-visitazione di un’immagine già vista. Fotografie, giornali, carte, tutto questo diventa materiale da ‘composizione’.                     

A me piace vederla così…

Un giorno poi, parlo di anni addietro, ero nel mio studio, una piccola veranda dipinta di bianco, luminosa, accogliente, uno spazio ricavato nella casa d’infanzia, la casa che mi ha vista nascere e ha visto nascere le mie fasi e frasi, di parole e scarti. La veranda da sempre dà su un giardino con alberi nani e rose, un vialetto piccino che si apre in un parcheggio; la scuola materna ed elementare in lontananza, un piccolo bar dove anziani e persone del quartiere s’incontrano per passare le ore, tanto verde a chiazze.

Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.
Antoine-Laurent de Lavoisier

Di fronte a tutto questo divenne chiaro un pensiero; mentre osservavo immobile in attesa di spunti, mi accorsi che la natura, i protagonisti che la componevano, tra superficiale e materia viva, il semaforo all’angolo-l’aiuola appiccicata lì piuttosto che là-il sole fermo in alto-le virgole di nuvole-i camini come punti fermi-le verticali dei palazzi e l’arancio che li veste: era un collage. Ogni elemento formava insieme ad altri, scenari mutevoli, per casualità o consenso umano.


Ciò che porto su foglio è quindi, l’elaborazione di questo pensiero poetico. La mia natura. Parlando di me, sfuggono di mano tutte quelle cose che non si fermano a me. Immagini ritagliate e messe a riposare su carta, tracce verbali, e con il verbo ho sempre avuto una singolare amicizia devo dire. La parola era presente sui diari di scuola, quelli da libero sfogo di una quindicenne, nei testi pop arrangiati con un gruppo durante la fase post-adolescenza. La parola è ne Il riflesso del mondo, in una pozzanghera nel fango, e in Diavolo di sabbia, le mie due raccolte di poesie.

Appunti biografici

Con Appunti biografici, il foglio si prepara a raccontarmi per intero ogni volta. Poesia e Collage si prendono per mano, per mano mia. Accade più o meno questo: delle informazioni inconsce passeggiano sparpagliate sulle pagine di Vogue, su una rivista vecchia degli anni ’50, su vecchi fumetti o cataloghi d’arte di mostre passate; giri e rigiri, ti salutano, e tu le afferri e le maneggi con cura, le accosti ad altre, esce un discorso visivo, intimo, personale. Una sintesi della prosa disordinata che meglio di questo non saprei fare.
Le parole che accompagnano e confezionano le considerazioni incollate, sono poi prese da un unico testo, sempre lo stesso. Simili ai primi Journaux intimes, di Sophie Calle o ai romanzi-collages di Max Ernst, Appunti biografici diventa così un taccuino trascritto senza margine di errore o sbavature, pagine scisse formalmente disciplinate e prive di incidenti cromatici. Una ricerca che dura da tempo, cominciata durante quegli anni che metà di noi vorremmo dimenticare, quando un virus ci ha tenuti chiusi in casa. Io creavo intanto. Il risultato? Versi sospesi in scenari onirici e surreali. Una riflessione sulle intime fragilità del quotidiano, sulle occasioni perse, quelle trattenute, divorate e lasciate andare. Un discorso privato, raccolto e riassunto in stratificazioni che scatenano le facoltà visionarie. Il riepilogo di passaggi fugaci di quotidianità.

Appunto 4
Appunto 12
Appunto 17
Appunto 19
Appunto 26

Ora, continuo a fare cose, Appunti biografici cresce, è stato in mostra un po’ qua e un po’ là, io classe ’95 ormai invecchio, e si aggiunge il fatto che non so come si metta fine a questo flusso di parole che qui leggi e che hanno la stessa valenza di un’omelia la domenica mattina mentre sei in hungover. Per cui taccio, ci do un taglio.

Fiori vivi ringrazia

Elisabetta Panico, in arte Beibi Laplá: collage artist e autrice. Ha inoltre pubblicato due raccolte di poesie Il riflesso del mondo, in una pozzanghera nel fango (BookSprint 2016) e Diavolo di sabbia (Mnamon 2020). I suoi collages appaiono su riviste indipendenti di respiro internazionale quali: The Release, Lona Fanzine, CedroMag, Salmace, Suttapress, Photo Trouvée Magazine, Vulva Fanzine. Ha curato la copertina del numero 13 di Crack Rivista, presentata al Salone del Libro di Torino (2022). Da quest’anno cura il visual della rubrica ‘Gli Scomodi’ di Limina Rivista e la rubrica ‘Asterismi’ di Spore Rivista. Porta avanti la sua ricerca artistica sospesa tra immagini e parole con Appunti biografici, esposta all’Archeologico a Nola e al Palazzo della Cultura di Avellino. Attualmente lavora presso il Museo Irpino.

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