Quel che rimane. La poesia secondo Stefania Stefanini

Nei mesi di maggio e giugno, per l’evento Pomeriggi in poesia organizzato dalla Rivista Fiori vivi abbiamo incontrato l’artista Stefania Stefanini. Abbiamo parlato di poesia ma soprattutto di cosa significhi per lei il processo creativo.

Riportiamo alcuni passaggi dell’intervista e la lettura di alcune poesie tratte dal suo ultimo libro E ti immagino ancora lì (Edizioni Efesto 2023) che la Stefanini stessa ha registrato per noi. Parlano di fiori e le ha dedicate a tutti voi.

Come nasce la poesia

Che cos’è per lei, Stefania, la poesia?

S.S «Non so dirvi cosa sia in assoluto la poesia; per me, la mia poesia è quel che rimane. È l’emozione, l’essenza di quella emozione che riesco a cogliere soltanto mettendola su carta.

La somma di tutte le paure cheio trattengo in profondità e che riesco a tirar fuori soltanto mentre scrivo. Altrimenti le tengo chiuse, soffocate all’interno, perché non le voglio guardare, non le voglio vedere.

Scrivere è l’unico momento in cui riesco a parlarmi, a stare con me stessa e in tal modo a esorcizzare quella paura di cui vi parlavo. Le emozioni non riesco normalmente a tirarle fuori, a pronunciarle, a condividerle, cosa che invece scrivendo riesco a fare, ma cogliendone solo l’essenza. Ecco perché sono brevissime. Non ho bisogno di fare un dialogo lunghissimo o scrivere chissà quante parole per descrivere ciò che provo, perché nel momento in cui riesco a far affiorare quella parte di inconscio è tutto chiaro, netto. Lo vedo. Lo sento e quindi lo scrivo. È una necessità. E nel momento in cui lo faccio mi sembra di aver fermato qualcosa per l’eternità. Per la mia eternità. É lì, io stessa sono lì. Altrimenti so di perdere di nuovo quella rivelazione.»

Le capita di rileggere le sue poesie, anche le prime, di tanti anni fa?

S.S «Sì, spesso.»

E che effetto le fanno.

S.S «Mi toccano in profondità. Mi torna tutto in mente. Come se tornasse fuori ciò che ho incamerato. E questa sensazione è ciò che cerco di trasportare nello stile delle poesie.

E qualcosa di estemporaneo, non mi impongo di scrivere, mi metto solo in ascolto, mi sento e se c’è qualcosa che si muove, che ha bisogno di venir fuori esce da sola, senza il mio aiuto.

La mia poesia è quel che rimane, l’essenza

Questo effetto che prova a contatto con la poesia si verifica solo nel caso siano sue parole o le accade anche leggendo poesie o brano di altri autori?

S.S «Mi capita anche con gli altri, si accende una forma di empatia per cui provo la stessa necessità, lo avverto, è quella.

Penso che il meccanismo dietro la scrittura della poesia sia simile per tutti, ed è anche il motivo per cui sia difficile pubblicare, è la vera intimità che deve uscire, l’essenza della persona, sembra banale ma è davvero un mettersi a nudo.»

Ci sono autori che ancora più di altri suscitano in lei questa empatia?

S.S «Mario Luzi tantissimo. I notturni continuano ad affascinarmi. E poi Anna Achmatova, con cui condivido il fatto che scrivere sia anche un momento di dolore.

Quando il momento di scrivere mi chiama, sento al contempo dolore e gioia, tutto diventa essenziale, breve. Sono quelle parole, quel poco, l’essenza come dicevo prima. Una fragilità.»

È strano che parli di fragilità, perché nelle sue poesie c’è anche tanta forza, ruvidezza, violenza.

S.S «È proprio così, ma il contrasto nasce proprio dalla paura per quella fragilità che nascondo dietro la ruvidezza. Per questo sento la necessità di farla trasparire, per liberarmene.

In effetti scrivere assume per me una forma catartica. Nel momento in cui scrivo mi libero. Ed è come se quelle stesse fragilità non mi appartenessero più. Quando le rileggo, in un primo momento, non sembrano mie, ma sono esattamente me.

È un attimo in cui tutto viene a galla, per poi ricadere nell’inconscio. Richiudo le paure nel profondo, anche se poi all’improvviso ribussano e ho di nuovo bisogno di scrivere. E lo faccio, nonostante la timidezza. Provo sempre anche una certa vergogna nel condividere, anche se mi piace capire se gli altri provano le stesse emozioni. É un riconoscersi, come io mi riconosco in quelle poesie degli altri che svelano veridicità.

Un altro elemento fondante è rappresentato per me dalla mancanza, è come una spinta che solleva la malinconia. Il voler vivere qualcosa che non ho vissuto e il voler silenziare invece ciò che ho davvero vissuto. Anche se poi, contro il mio volere, tutto esce allo scoperto.»

I temi su cui si concentra non sono quindi specifici, ma sono la risultanza di una sedimentazione.

S.S «Assolutamente. Può essere di tutto, dalla gioia al dolore, un momento di malinconia, un ricordo, ma soprattutto quella sensazione di mancanza. È quest’ultima che scatena ogni cosa e che, proprio per questa ragione, faccio più difficoltà a condividere. Fa male anche a me stessa ritrovare quella parte più intima, mi fa paura.  

Nella vita di tutti i giorni non viene mai fuori, la tengo nascosta.»

Come mai, nonostante abbia scritto musica per tanti anni, proprio da poco ha iniziato a pubblicare poesia?

S.S «Con le parole riesco a disegnare una emozione, succede anche con la musica ma entra in gioco una forma diversa di emotività.

Mentre con le parole scavo a fondo dentro di me, con la musica mi allontano da me, viaggio.

Il suono mi fa uscire da me stessa, è la melodia che mi conduce in un viaggio lontano. Mentre con la poesia la voce esce dal di dentro e per questo ne ho paura, tanta, ma anche necessità perché è l’unico momento in cui si mostra. Delle volte rileggendo ciò che ho scritto mi chiedo se davvero sono stata io ad aver provato certe emozioni.

Quella stessa paura mi ha anche bloccata dal pubblicare poesie. Nonostante le scrivessi da tanto, è solo con la maturità e con le consapevolezze acquisite che ho potuto superare certe chiusure. Ho più coraggio nell’affrontare ciò che mi fa paura. Nonostante sia sempre difficile stare di fronte a se stessi, guardarsi allo specchio, oggi sono più capace a lasciare andare le cose e a rimanere a galla.

Non credo di avere la poesia dentro di me, ma è ciò che arriva dall’esterno dentro di me, lo immagazzino e poi mi sorprende quando decide di uscire.»

Letture

Dedicato

I versi che scrivo non seguono leggi metriche, rime. Con una immaginaria macchina fotografica inquadro emozioni, fragilità e paure. Scatto foto fatte solo di parole e so che se non le fermo in quel preciso istante le avrò perse per sempre. Ciò che cerco è l’essenza, il suono, l’onestà della verità senza timori. Cosa c’è di più reale di un verso poetico? S. Stefanini

Fiori vivi ringrazia

Stefania Stefanini: fondatrice della libreria Le Storie e della medesima casa editrice, dopo una lunga carriera musicale, si dedica alla poesia e alla diffusione di questa arte. Le poesie lette dall’autrice sono tratte dall’ultimo libro Ti immagino ancora lì, Edizioni Efesto 2022.

Tutte le persone che hanno partecipato all’evento Pomeriggi in poesia. La vostra presenza ha reso vivo l’amore per la poesia.

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