MuSaBa: il parco museo di Santa Barbara

Sfugge a precise definizioni il Musaba, un luogo magico, frutto della mente geniale di due artisti, Nick Spatari e Hiske Maas, che hanno reso il loro sogno realtà: acquistare un terreno e un ex-complesso monumentale abbandonati e restituirgli nuova vita. Nasce così questo progetto artistico, un parco d’arte e museo che riflettesse l’idea di fusione tra uomo e natura.

Già dall’arrivo si intuisce di essere di fronte a qualcosa di unico. Entrare al Musaba significa addentrarsi in un luogo arcaico e misterioso in cui la natura è parte dell’opera artistica, ne descrive i contorni e la riconsegna a uno spazio e a un tempo differenti.

La storia del luogo

Nella vallata del Torbido, in provincia di Reggio Calabria, nello specifico a sud est del centro abitato di Mammola, si trova il promontorio di Santa Barbara, che dal 1969, ospita il Musaba, ovvero il parco museo di arte contemporanea ideato da una coppia formidabile di artisti, Nick Spatari e Hiske Maas.

Tale promontorio (rupe Santa Barbara) ospita i resti di un ex complesso monastico certosino del IV sec., che ha visto subentrare anche gli abati cistercensi tra il 1193 al 1514. Tornati poi nel 1300 i monaci di San Bruno, essi chiesero all’imperatore Carlo V la reintegrazione del feudo, e così i certosini rimasero a Santa Barbara fino all’abolizione della feudalità nel 1808.

Ma elementi del complesso monumentale testimoniano insediamenti ancora più antichi. Ci riferiamo non solo a una prima chiesa paleocristiana costruita tra il 300 e il 400 a.C., come testimoniano i resti delle sue mura, diventata poi cappella annessa all’ex Grangia di Santa Barbara. Ma anche a preesistenze archeologiche impreviste, ovvero una necropoli dei campi di urne del XII-VIII sec a.C. e un insediamento che si sovrappose tra il VII e il IV sec a.C.

Sapere che ciò che oggi rimane del complesso monumentale è ciò che è sopravvissuto a diluvi, forte scosse telluriche e altre calamità naturali, ci aiuta a comprendere la forte trasformazione che il promontorio stesso ha subito anche da un punto di vista geografico. Fonti storiche ci spingono a immaginare come doveva essere stato quel luogo. L’altura dell’acrocoro infatti era in un’isola lambita dal lago detto Sagros che si estendeva lungo una superficie di 3 km di lunghezza e 200-500 mt. di larghezza, partendo da una gola montuosa, ove su alte falde si elevava l’antica cittadella di Mammola con il suo tempio e il suo agglomerato di case fino a oltre il promontorio “Isola di Santa Barbara” nella vicina zona di Grotteria, per poi scaricare le acque eccedenti verso la foce del Mediterraneo. Il lago però scomparve intorno al 500-600 d.C., sommerso dai detriti montuosi effetto di un violentissimo diluvio, trasformando per sempre l’intera fisionomia della zona.

Ma non cancellando la fascinazione che queste terre ancora esercitano sui visitatori. Questi luoghi fuori dal tempo richiamano antiche memorie legate a templi arcaici, terme romane, grange e monasteri medievali. E da questo passato così forte, combinato con una visione artistica di forte impatto contemporaneo prende vita un progetto unico: il Musaba.

Kαιρός: 1969

I protagonisti di questa incredibile storia sono Nick Spatari e Hiske Maas. Lui è pittore, scultore, architetto e artigiano: un’artista rinascimentale d’avanguardia. Nonché membro della comunità sorda. Lei è un’artista e una donna anticonformista che studia tra Londra, Lausanne, Parigi e New York. Vissero a Parigi, dove si sposarono e viaggiarono molto, fino ad approdare a Milano, dove aprirono una galleria d’arte: Studio Hiske in via Solferino, nel 1966, che rimase attiva fino al 1978.

Eppure entrambi sentivano di essere in cerca di nuove esperienze artistiche e così quando si imbattono nel promontorio di Santa Barbara ne rimangono folgorati, comprendono che farà parte della loro vita. È il 1969.

Nel corso degli anni sono diventato un uomo. Ho viaggiato attraverso i continenti, ma ho un solo legame profondo: con il mediterraneo. Appartengo al mediterraneo fortemente. Il mediterraneo, re delle forme e della luce. E, nel mediterraneo, la Calabria, luce decisiva e paesaggio imperativo. Nick Spatari

Per il maestro Spatari, nato proprio a Mammola, è un ritorno, per Hiske una scoperta incredibile. Sarà lei infatti che alla fine lotterà a lungo contro la burocrazia italiana e le resistenze locali per poter acquistare l’ex complesso monastico Santa Barbara, l’ex stazione calabro lucana e, metro per metro, i terreni adiacenti.

Nonostante tanti problemi, tante ingiustizie che abbiamo subito, qui mi sento a casa. Un sentimento consolidatosi nel tempo. Qui c’è la mia storia, la creazione del Musaba, tanti amici. Hiske Maas

Insieme decidono di dedicarsi a un progetto complesso e totalizzante, «li guida il desiderio di un ‘luogo integrale’, di una cultura incarnata nell’ambiente, di una creatività scritta sulla terra.»

Sul sito dedicato al Musaba leggiamo «[…] l’iniziativa è largamente inspirata dal senso di ribellione contro l’ambiente dominato dall’incultura e dall’arretratezza, ostile alle innovazioni.»

Quando si trasferiscono in questo pianoro che guarda al Mar Jonio, tutto era in stato di abbandono, rovine non protette e coperte da rovi, un ambiente arso e selvaggio. Ma entrambi sono convinti, si trasferiscono a vivere a Santa Barbara e pian piano cercano di trasformare questo luogo in una folgorante opera artistica in continua evoluzione. Non vogliono stravolgere i luoghi, ma ridare a essi nuova luce, in un totale accordo con gli elementi della natura. E proprio con essa il giocoforza è complesso, perché l’ambiente è ostile, arso, difficile da gestire, eppure così ricco. Sarà proprio grazie all’opera della Fondazione Spatari/Maas che oggi è possibile ammirare splendidi parchi giardino mediterranei, pieni di orti, uliveti e frutteti, una vera ricchezza botanica.

Questi due artisti, con fatica e lungimiranza, sono riusciti a creare l’unico museo all’aperto in terra calabrese e uno dei pochi in Europa che sia al contempo anche cantiere-laboratorio continuo di sperimentazione artistica e tutela del paesaggio.

Nel giugno del 2014 i coniugi fanno donazione al Musaba – Fondazione Spatari/Maas https://www.musaba.org/ di tutti i loro beni mobili e immobili all’interno del parco museo, dando continuità a un’idea originaria, quella di non rendere l’arte esclusiva, ma al contrario una esperienza collettiva di crescita e di cooperazione.

La struttura

Su una superficie di 70.000 mq troviamo oggi il parco d’arte con giardini e orti mediterranei, agrumi, alberi e ulivi. Il museo invece è costituito dall’ex complesso monastico e dall’ex chiesa del millecento (1000mq), parzialmente restaurata e attuale museo-laboratorio. Troviamo inoltre edifici adibiti a uffici, art residence foresteria, laboratori d’arte, nonché opere suggestive e imponenti. Ci riferiamo, oltre che alle sculture presenti nei giardini, al Sogno di Giacobbe, di Nik Spatari, un’opera murale-tridimensionale e alla nuova costruzione Rosa dei venti.

Fu l’idea di produrre le armonie universali, ove forme, colori, energia sono parti tridimensionali di elementi che compongono un tutto; acqua, aria, fuoco raffiguranti entro geometrie e branche spaziosi e frammentarie cosmico-terrestri. Nick Spatari

Come già sottolineato, la natura gioca un ruolo centrale, le opere si incontrano per caso nel giardino, come tappe di un racconto infinito. Lucertole preistoriche, donne incastonate da muraglie e donne fontana da cui sgorga l’acqua dell’antico lago Sagros.

Ma anche la Rosa dei Venti, opera iniziata nel 2008 e ancora non completata, realizzata con forme geometriche ispirate ai triangoli egizi e agli esagoni dell’oriente antico, e costruita con materiali di recupero. Gli elementi provengono dalla natura del posto, pietre antiche recuperate dalle rovine dell’ex complesso e dai sottostanti torrenti Torbido e Neblà; travi e legname dei vicini boschi; pavimenti in legno e rivestimenti interno/esterno con ceramiche colorate.

L’altra opera centrale del Musaba è il Sogno di Giacobbe, in cui il personaggio biblico ha le stesse fattezze di Spatari. All’interno dell’ex chiesa di Santa Barbara, nell’abside e nella volta centrale, vengono posizionate delle vele, frutto di un tecnica sperimentata proprio dal Maestro Spatari «le figure sono ritagliate su fogli di legno leggero (Spatari stesso le definisce silhouettes), quindi dipinte e poi applicate come rilievi sospesi nell’aria. Leggeri aerei bassorilievi volanti.»

Per l’autore questa opera è dedicata al Campanella utopista della Città del Sole e a Michelangelo, Michelangelo astronauta, come diceva Spatari, perché É un’umanità assai diversa da quella michelangiolesca, i corpi sono meno gonfi, più tesi, più dinamici. C’è una energia, forse anche una sofferenza, sconosciute alla gente del Rinascimento.

Luce, forme

Alla precisa domanda rivolta al maestro Spatari su cosa rappresentasse per lui l’arte, egli rispose:

Il parallelo vivere dell’interminabile universo, ove luce, forme, colori sono parte di un’architettura materiale e spirituale, motivati e bagnati dallo spettro solare; si urtano ed esplorano da fondamentali a complementari, creando una dimensione tridimensionale; l’essenza, l’astrazione della vita, l’ignoto.

Fiorivivi ringrazia:

La Fondazione MUSABA Parco Museo Laboratorio Santa Barbara www.musaba.org per il lavoro che svolgono con talento e dedizione.

e-mail: info@musaba.org
Tel: +39 0964 418050
mobile: +39 333 2433496
address: Viale Parco Museo Santa Barbara
postal code: 89045 – Mammola RC – Italia

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