Uno sguardo incorniciato

di Francesca Consoli

#Introduzione

Il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gusto di catturare, tre concetti che riassumono l’arte della fotografia.
Helmut Newton

Quando ho iniziato a scrivere questo articolo per presentare la rubrica fissa che ho il piacere di curare con cadenza mensile all’interno della categoria INEDITI della rivista FIORI VIVI, ho deciso di inserire una citazione che racchiudesse l’universo fotografia e nessuno, a mio avviso, meglio di Helmut Newton poteva farlo in modo tanto magistrale.

Ho pensato inoltre che ognuno di voi, almeno una volta nella vita, ha provato l’emozione di guardare il mondo attraverso un mirino fotografico e quindi potete comprendere lo stupore e le variegate sensazioni che si provano non solo nello scattare, ma anche nel condividere il proprio lavoro, la propria prospettiva.

Una foto, a volte, è la parte di un tutto più generale e vasto che noi conosciamo o intuiamo, altre invece rappresenta un mondo a sé stante, un universo finito bastevole a se stesso, in altri casi ancora è un riflettore puntato, come a teatro, su un unico soggetto che fa scomparire nel buio ogni cosa che lo circonda.

Il fotografo in qualche maniera influenza il nostro sguardo, suggerendoci dove e cosa guardare, ma di fronte alla stessa inquadratura i sentimenti differiscono in modo sostanziale ed è questo che mi ha sempre affascinata delle produzioni fotografiche in primis, ma più in generale delle arti figurative nella loro totalità.

Secondo le convenzioni, la fotografia nasce in Francia nel 1839, quando viene annunciata l’invenzione di Louis Mandè Daguerre, il dagherrotipo, anche se William Henry Fox Talbot ha contribuito, sempre nello stesso anno, con i suoi studi, a rendere la fotografia più facilmente riproducibile.

In tempi decisamente più recenti abbiamo assistito ad una rivoluzione, oserei definire sociale, con l’introduzione, nel mondo fotografico, del digitale che ha non solo contribuito a semplificare, almeno per quanto riguarda il campo amatoriale, l’accostarsi ad una macchina fotografica, ma soprattutto ha implementato, in modo esponenziale, la condivisione e lo scambio di foto, a mio avviso però, a discapito molte volte della qualità artistica.

Ma è indubbio che la rivoluzione consistente nell’aver reso più facile, immediato ed economico possedere ed usare una macchina fotografica, abbia sdoganato questa forma artistica da ogni chiusura elitaria, rendendola un fenomeno di massa, una forma di comunicazione globale, istantanea, di elementare fruizione e diffusione cambiando per sempre il “sentire comune” riguardo alla fotografia.

Nonostante questa globalizzazione e massificazione, ho avuto il privilegio di poter ammirare alcuni capolavori che mi hanno lasciata senza fiato avvalorando, ancor di più, in me la convinzione che spesso una fotografia non è solo una semplice istantanea, una composizione elaborata o meno, ma è una vera e propria opera d’arte, come un quadro o una scultura e come tale va approcciata.

La rubrica che terrò in questa rivista digitale alternerà, oltre naturalmente a delle mie foto, lavori di fotografi, più o meno noti, e coglierò l’occasione per esporre le mie riflessioni su alcuni temi inerenti le arti visive, nonché suggerirvi o parlarvi di appuntamenti, a mio parere imperdibili, per professionisti del campo, amanti dell’arte o anche solo per curiosi ed appassionati.

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