di Giancarla Perotti
Quest’anno ricorre il quarto centenario della nascita di Blaise Pascal, un’occasione importante per celebrare, oltre la vita di questo grande pensatore, il suo contributo alla matematica, alla fisica, alla filosofia e alla teologia.
Una vita breve ma molto intensa quella di Pascal, che termina a soli trentanove anni a Parigi, il 19 agosto del 1662. Blaise Pascal nasce nella Francia centrale e precisamente a Clermont, il 19 giugno 1623 da Antoinette Bégon, che purtroppo muore quando lui ha solo tre anni nel 1626 e da Étienne Pascal, magistrato e matematico, molto coinvolto nell’educazione dei suoi figli, che guida nella loro formazione iniziale. Étienne in particolare è un sostenitore del talento matematico di Blaise fin dalla giovane età e incoraggia il suo interesse per la matematica e la scienza. Blaise infatti è un talento precoce, con una capacità sorprendente di analisi scientifica e già dai primi studi giovanili contribuisce alla costruzione di calcolatrici meccaniche e alla formulazione delle teorie dei fluidi. A soli sedici anni scrive un trattato di geometria proiettiva e con Pierre Fermat lavora alla teoria della probabilità, diviene allievo del celebre Marin Mersenne, amico intimo di Cartesio ed è in contatto con Galileo Galilei.
Blaise oltre a essere un eminente matematico e scienziato è anche un importante filosofo. Il suo pensiero si concentra su una serie di temi che spaziano dalla religione alla filosofia della mente, affrontando temi come la natura umana, il peccato, la grazia divina e la miseria dell’uomo senza Dio soprattutto nella sua opera Pensieri. La sua prospettiva è fortemente influenzata dalla fede cristiana e dalla sua convinzione nella limitatezza della ragione umana, che dovrebbe perciò giovarsi come complemento essenziale della fede stessa.
Lascia diverse opere importanti, le più significative:




Essay pour les Coniques (1639) è il suo primo lavoro importante in matematica, in cui Pascal sviluppa importanti teoremi sulla geometria delle coniche.
Traités de l’équilibre des liqueurs et de la pesanteur de la masse de l’air (1653), trattato che esplora il concetto di pressione atmosferica e dimostra che la pressione diminuisce con l’altitudine.
Pensées (1669) è la sua opera più famosa, anche se è rimasta incompiuta alla sua morte. È una raccolta di aforismi, pensieri e riflessioni su temi filosofici e teologici. In questa opera, Pascal esplora la natura umana, la fede, il peccato e la grazia, e presenta il suo famoso ragionamento sulla scommessa di Pascal riguardante la fede in Dio.
Lettres provinciales (1656-1657) è un insieme di lettere polemiche (18) in cui Pascal difende i gesuiti contro le critiche dei giansenisti, un movimento teologico all’interno della Chiesa cattolica.
De l’Esprit géométrique e De l’Art de persuader, entrambe scritte nel 1658, sono frammenti di opere in cui l’autore esplora l’arte della persuasione e il pensiero geometrico.
Traité du triangle arithmétique (1654), in questa opera introduce il triangolo aritmetico, che contiene numeri binomiali. Esso viene utilizzato in teoria delle probabilità, nonché in altre aree come nella teoria dei numeri e geometria proiettiva, rappresentando uno dei suoi contributi più noti alla matematica.



Queste opere rappresentano solo una parte del contributo estremamente variegato e significativo dell’illustre precursore dell’esistenzialismo. Le sue riflessioni su fede, ragione e natura umana hanno continuato a influenzare il pensiero filosofico e religioso fino ai giorni nostri, producendo un impatto duraturo sulla filosofia, sulla teologia e sulla matematica.
Idee chiave del pensiero di Pascal come fisico e filosofo
Scommessa della fede
Tema di natura filosofico-teologica che affronta la questione della fede in Dio. Con l’argomento della scommessa sostiene che è razionalmente meglio credere in Dio anche senza prove certe della sua esistenza, perché la possibile ricompensa di credere in Dio (l’eternità in paradiso) supera il rischio della punizione eterna nell’incredulità.
Mon coeur tend tout entier à connaître où est le vrai bien, pour le suivre; rien ne me serait trop cher pour l’éternité.
(Tutto il mio cuore tende a conoscere dove sia il vero bene, per seguirlo; niente mi sarebbe troppo caro per l’eternità.)
In altre parole l’uomo, non potendo avere la certezza razionale dell’esistenza di Dio, si trova davanti a un bivio: può scegliere di vivere come se Dio ci fosse o come se Dio non ci fosse. Pascal sviluppa l’idea che la decisione di credere in Dio o meno è simile a una scommessa. Egli sostiene che, se credi in Dio e Dio esiste, sarai ricompensato con la vita eterna, mentre se credi e Dio non esiste, non perderai nulla. D’altra parte, se non credi in Dio e Dio esiste, potresti affrontare la dannazione, mentre se non credi e Dio non esiste, non guadagnerai nulla. Pertanto, Pascal argomenta che avrebbe più senso scommettere sulla fede in Dio.
Esaminiamo allora questo punto, e diciamo: «Dio esiste o no?» Ma da qual parte inclineremo? La ragione qui non può determinare nulla: c’è di mezzo un caos infinito. All’estremità di quella distanza infinita si gioca un giuoco in cui uscirà testa o croce. Su quale delle due punterete? Secondo ragione, non potete puntare né sull’una né sull’altra; e nemmeno escludere nessuna delle due… Che cosa sceglierete, dunque? Poiché scegliere bisogna, esaminiamo quel che v’interessa meno. Avete due cose da perdere, il vero e il bene, e due cose da impegnare nel giuoco: la vostra ragione e la vostra volontà, la vostra conoscenza e la vostra beatitudine; e la vostra natura ha da fuggire due cose: l’errore e l’infelicità. La vostra ragione non patisce maggior offesa da una scelta piuttosto che dall’altra, dacché bisogna necessariamente scegliere. Ecco un punto liquidato. Ma la vostra beatitudine? Pesiamo il guadagno e la perdita, nel caso che scommettiate in favore dell’esistenza di Dio. Valutiamo questi due casi: se vincete, guadagnate tutto; se perdete, non perdete nulla. Scommettete, dunque, senza esitare, che egli esiste.
Misera condizione umana (il divertissement)
Il filosoforiconosce la fragilità e l’incertezza della condizione umana. Esplora il tema della sofferenza e dell’insoddisfazione umana, sottolineando che gli esseri umani spesso cercano distrazione e svago per evitare di affrontare le domande esistenziali circa la vita e il suo significato. Egli nota che l’uomo vive sempre a metà, la duplice infinità, via tra il mondo fisico e le sue aspirazioni spirituali, e riempie con i suoi divertissement l’abisso generato dall’assenza di Dio nella sua vita. La conseguenza di questo atteggiamento è l’angoscia, in quanto la ragione si rivela insufficiente a penetrare il mistero della grazia divina.
Si immagini un gran numero di uomini in catene, tutti condannati a morte, alcuni dei quali siano ogni giorno sgozzati sotto gli occhi degli altri; coloro che restano vedano la propria sorte in quella dei propri simili; e, guardandosi l’un l’altro con dolore e senza speranza, aspettino il loro turno. Questa è l’immagine della condizione umana.
Ragione e fede
Nel tentativo di conciliare la ragione e la fede, sottolinea come quest’ultima sia un complemento essenziale alla ragione.
Pur riconoscendo il valore della ragione, sottolinea che ci sono limiti intrinseci alla ragione umana quando si tratta di questioni spirituali e metafisiche. Sostiene che la fede può superare queste limitazioni razionali.
L’ultimo passo della ragione è il riconoscere che vi sono un’infinità di cose che la sorpassano. Essa è proprio debole, se non giunge fino a conoscere questo.
Due eccessi: escludere la ragione, ammettere solo la ragione.
Bisogna che la ragione si appoggi alle conoscenze del cuore e dell’istinto. È il cuore che sente dio, non la ragione. Ecco cos’è la fede: Dio è sensibile al cuore, non alla ragione.
Disprezzo per l’orgoglio intellettuale
Pascal critica l’orgoglio intellettuale e la presunzione di coloro che si affidano esclusivamente alla ragione e al pensiero razionale. Avverte che l’orgoglio può impedire alle persone di aprirsi alle verità spirituali e alla fede.
La vanità è così radicata nel cuore dell’uomo che ciascuno di noi vuole essere ammirato, perfino me che scrivo queste parole, e voi che le leggete.
L’uomo è grande poiché si riconosce miserabile. Un albero non si riconosce miserabile. Si è quindi miserabili perché ci si riconosce miserabili: ma è essere grandi riconoscere che si è miserabili.
Quel poco di essere che abbiamo ci nasconde la vista dell’infinito. La nostra intelligenza occupa nell’ordine delle cose intellegibili lo stesso grado del nostro corpo nell’estensione della natura […]. Se l’uomo studiasse se stesso per prima cosa, capirebbe quanto sia incapace di andare oltre.
Pascal è animato da una ardente vocazione cristiana, di cui porta costante testimonianza.


Pochi giorni dopo la morte del filosofo, avviene una singolare scoperta, un servitore della sua casa nota per caso che nella fodera di una sua giacca c’è, a un certo punto, come un’ingrossatura: «Scucì in quel punto, per vedere cosa fosse e vi trovò una piccola pergamena, piegata e scritta di mano dal signor Pascal; e in questa pergamena un foglio scritto dalla stessa mano. Quest’ultimo era una fedele copia del primo. Pergamena e foglio furono consegnati subito alla signora Périer (la sorella). Essa li fece esaminare da alcuni amici intimi di Pascal. Tutti furono concordi nell’affermare che questa pergamena, scritta con tanta cura, e stesa in modo così singolare, rappresentava una specie di memoriale, che egli custodiva con molta cura allo scopo di tener viva la memoria per una cosa, che voleva saper presente, in ogni tempo, ai suoi occhi e al suo spirito; così si era dato per otto anni premura di cucirla e di toglierla tutte le volte che si faceva fare un vestito nuovo.» (R. Guardini, Pascal 1935)
II foglio porta in alto una croce circondata di raggi dove è scritto:
L’ANNO DI GRAZIA 1654
Lunedì, 23 novembre, giorno di san Clemente papa e martire e di altri nel martirologio, vigilia di san Crisostomo martire e di altri, dalle dieci e mezzo circa di sera sino a circa mezzanotte e mezzo.
Fuoco.
Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, non dei filosofi e dei sapienti.
Certezza, Certezza. Sentimento. Gioia. Pace.
Dio di Gesù Cristo.
Deum meum et Deum vestrum.
«Il tuo Dio sarà il mio Dio».
Oblio del mondo e di tutto, fuorché di Dio.
Lo si trova soltanto per le vie insegnate dal Vangelo.
Grandezza dell’anima umana.
«Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto».
Ch’io non debba essere separato da lui in eterno.
Gioia, gioia, gioia, pianti di gioia.
Mi sono separato da lui.
Dereliquerunt me fontes aquae vivae.
«Mio Dio, mi abbandonerai?».
«Questa è la vita eterna, che essi ti riconoscano solo vero Dio e colui che tu hai mandato: Gesù Cristo».Gesù Cristo.
Gesù Cristo.Mi sono separato da lui; l’ho fuggito, rinnegato, crocifisso.
Che non debba mai esserne separato.
Lo si conserva soltanto per le vie insegnate dal Vangelo.
Rinuncia totale e dolce.Sottomissione intera a Gesù Cristo e al mio direttore.
In gioia per l’eternità per un giorno di esercizio
sulla terra.
Non obliviscar sermones tuos. Amen
Il lascito
Pascal cerca la verità fin da bambino, con la ragione ne rintraccia i segni, specialmente nei campi della matematica, della geometria, della fisica e della filosofia. Fa precocemente scoperte straordinarie, tanto da diventare molto noto. In un secolo di grandi progressi in tanti campi della scienza, accompagnati da un crescente spirito di scetticismo filosofico e religioso, Blaise Pascal si mostra un infaticabile ricercatore del vero, che come tale rimane sempre inquieto, attratto da nuovi e ulteriori orizzonti.
Il lascito filosofico di Pascal è ancora vivo e stimolante, la sua grandezza è confermata, a quattrocento anni dalla nascita, dalla lettera apostolica Sublimitas et miseria hominische Papa Francesco ha voluto dedicargli, per una rinnovata riflessione sul suo pensiero. Genio da tutti ammirato, ha atteso il viatico (cioè, l’ultima Comunione) con le lacrime agli occhi e con un desiderio così struggente che colpì coloro che gli stavano accanto.
Il Dio dei cristiani non consiste in un Dio semplicemente autore delle verità geometriche e dell’ordine degli elementi […] Ma il Dio di Abramo, il Dio d’Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei cristiani, è un Dio d’amore e di consolazione; è un Dio che riempie l’animo e il cuore di coloro che egli possiede; è un Dio che fa loro sentire interiormente la loro miseria, e la sua misericordia infinita; che si unisce nel fondo della loro anima; che la riempie di umiltà, di gioia, di fiducia, di amore; che li rende incapaci di altro fine che lui stesso.
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO
BLAISE PASCAL, Pensieri, BUR, Milano 2023.
ROMANO GUARDINI, Pascal, Morcelliana, Brescia 2002.
https://disf.org/guardini-fede-ragione-pascal
Fiori vivi ringrazia:
Giancarla Perotti, filosofa, scrittrice (ricordiamo il suo Amore e Giustizia nel pensiero di Jacques Maritain, Il Cerchio, Rimini 2009), fondatrice e coordinatrice del Centro Ricerche Personaliste Raïssa e Jacques Maritain (Acquaviva Picena, Ascoli Piceno).