di Francesca Consoli
#2 Luce: alleata o nemica
La fotografia è un’arte; anzi è più che un’arte, è il fenomeno solare in cui l’artista collabora con il sole.
(A. de Lamartine)
L’ispirazione
Come spesso accade, soprattutto nelle serate estive, si esce a fare delle passeggiate e così è capitato a me girovagando per il quartiere Garbatella a Roma dove l’architettura cosi variegata e le luci dei lampioni che illuminavano in maniera fioca e soffusa gli androni dei palazzi rendevano l’atmosfera ancora più suggestiva.
La mia attenzione è stata catturata dal gioco di luce e ombra su un cortile e un portone di ingresso e mi sembrava di essere stata catapultata indietro nel tempo di 60 anni.
In quel momento non vi era nessun elemento intorno a me che poteva indicarmi se mi trovassi nel 2020 oppure in una Roma che io ho solo potuto vivere attraverso altre fotografie d’epoca, libri e film.
La luce
E qui mi ritrovo a riflettere sulla luce, un elemento fondamentale per un fotografo, direi uno dei suoi più grandi alleati, anche se a volte si può trasformare in un vero e proprio elemento invalidante tale da rovinare in modo irreparabile una foto. In fondo, come ci ricorda John Berger, «Ciò che rende la fotografia una strana invenzione è che le sue materie prime principali sono la luce e il tempo».
Nello scatto qui pubblicato la luce era calda e circoscritta, non diffusa, regalandomi già essa stessa una inquadratura che io dovevo solo procedere a ritagliare mentalmente, per accompagnare l’occhio dell’osservatore dove volevo che più si soffermasse.
La scelta del bianco e nero poi è stata, oserei dire, obbligata in quanto i colori in questa cornice avrebbero potuto distogliere lo sguardo.
La foto che ho scattato è stata difficile da realizzare poiché il contrasto tra la luce e il buio era davvero forte e nessuno dei due elementi doveva prevalere sull’altro, ma il mio intento era quello di farli cooperare per riprodurre la stessa suggestione che quella immagine mi aveva creato dal vivo.
Spesso nelle mie fotografie mi sono trovata a fare i conti con luci sbagliate o per lo meno che non rendevano l’effetto desiderato, tanto è vero, si può dire, che dai grandi fotografi ho cercato di carpire il segreto del loro saper piegare questo elemento, tanto basilare eppur in grado di rendere una semplice foto un vero capolavoro.
Bianco e nero
Sicuramente in molti scatti usare l’effetto del bianco e nero è un valido aiuto per affinare quei giochi di chiaroscuro che rendono una fotografia dinamica, preservandola dalla staticità perché, a mio avviso, spesso si rischia, per paura di esagerare, di appiattire e uniformare ciò che invece dovrebbe essere lasciato nella sua dimensione di puro movimento.
Mi è capitato di discutere anche animatamente con alcuni miei colleghi fotografi che criticavano l’uso smodato che spesso viene fatto nelle mostre fotografiche di scatti in bianco e nero, nel tentativo di catturare maggiormente l’attenzione dello spettatore per via di contrasti visibilmente più marcati.
Questo discorso non mi ha mai trovata molto d’accordo in quanto, nonostante sia innegabile il fascino di una foto in bianco e nero, io penso che la creazione di una emozione, suscitata da una fotografia, risieda non solo nell’occhio del destinatario, ma anche in quello del fotografo e nella sua capacità di barcamenarsi e districarsi tra apertura e chiusura del diaframma e tempi più o meno lunghi di esposizione* per riprodurre in modo fedele ed enfatizzato la realtà. «Una differenza molto importante tra il colore e la fotografia monocromatica è questa: in bianco e nero suggerisci; a colori affermi». (Paul Outerbrige)
[n.d.a.*esposizione= intensità luminosa per tempo, dipende dalla combinazione tra le impostazioni del diaframma , che regola l’intensità luminosa e il tempo di esposizione]